
Campionato Open Calcio a 7 – Girone D – 9 a giornata andata
F.C.BRACCHIO – ASD NEBBIUNO = 1 - 6
Bracchio, 16 Novembre 2013 h.15,00
“L’Armata delle tenebre” doveva già essere il titolo del pezzo
della settimana scorsa, fiduciosamente accantonato perché in
prospettiva il match casalingo con la squadra vergantina poteva e
doveva, non solo secondo me, offrire alla squadra bracchiese quell’occasione di riscatto dopo la pessima figura rimediata la settimana
precedente a S.Francesco. Invece. viene rispolverato perché
incredibilmente il Bracchio si è presentato all’appuntamento in
black-out totale. A memoria mi è sembrata la partita gemella dello
scorso anno contro il C.V.S. Villadossola (0-6), ancora oggi la
peggior sconfitta interna della compagine, ma le analogie non si
fermano qui. Squadra che lotta tutta la partita, il Bracchio, ma che
non cava un ragno da un buco; avversari che oltre a monetizzare
immediatamente le occasioni avute, così da mettere sotto subito i
padroni di casa, corrono, raddoppiano, pressano, ripartono dal primo
al 60’ minuto. Non lasciando nulla sul campo. Il goal bracchiese
viene su calcio di punizione dal limite, quasi più facile di un
rigore per Scara, unico acuto di una prestazione da “mal di testa”
(speriamo che la prenda sul ridere, lui sa il perché). Annichiliti a
casa propria da una squadra che, se non era in stato di grazia,
meriterebbe ben di più della posizione in classifica che occupa. Ed
era tutto cominciato con le solite lamentele, quelle tipiche delle
squadre che vengono a giocare a Bracchio per la prima volta, “il
campo è piccolo”, “siete favoriti”, poi finisce che vincono,
fanno gli olè (caspita hanno fatto anche gli olé) e tutto va bene,
talmente tanto bene che perdono tutti la memoria e si dimenticano cosa
dicevano appena arrivati. Io il Bracchio l’ho visto perdere e
vincere in casa e fuori, che i rossoverdi siano favoriti dalle
dimensioni domestiche non è vero, è leggenda popolare e scusante
ottima. Il Real Crusnal è favorito perché ha un campo più corto
del Bracchio ma più largo? Sì? E allora perché ha perso 5 a 6
contro la Victor Argenteria Europa, fino a
ieri penultima in classifica? Perché se demeriti perdi, se fai schifo perdi. Ma questo tema
mi dà l’occasione per rispondere, magari non direttamente, a
“l’amico di Gesù” che aveva agitato, non poco, la vigilia del
match con il Nebbiuno. Dichiarazioni rilasciate al Bar (mi è
sfuggito quale se no magari mi facevo pagare per la pubblicità) e
rilasciate direttamente a un paio di giocatori bracchiesi.
Dichiarazioni che avrebbero come oggetto l’inadeguatezza del campo
montano della frazione di Mergozzo e le molte lamentele fatte
pervenire ai dirigenti zonali CSI. Non pare essere stato specificato
dal dichiarante, chi le lamentele le ha recapitate, ma sicuramente il
dichiarante ha tuonato “questa è l’ultima stagione del
Bracchio”. Per chi non l’avesse ancora capito, l’amico di Gesù,
è un uomo che ha contribuito non poco a mettere la squadra e il suo
organo principale di mantenimento, il Comitato dello Sport di Bracchio,
sulla mappa. Poi è sparito, senza motivazioni, lasciando dietro di
sé alcune dichiarazioni e comportamenti “sempre non ufficiali”
di pessimo gusto, per tutti vedasi l’esempio non da tutti
conosciuto, ma noto in certi ambienti bracchiesi, come “l’affaire
Los Borrachos”, esempio di eleganza e correttezza. Siccome il
giornalismo mi ha sempre affascinato, un paio, ma anche tre
telefonate le ho fatte a chi di dovere nell’ambito del CSI, parlo
di dirigenti e responsabili provinciali, mica mezze tacche. Nessuno
di questi dirigenti ha, allo stato attuale, ricevuto in forma scritta
e verbale, lamentele da parte di arbitri, giocatori, dirigenti,
riguardo l’inadeguatezza del campo bracchiese e gli eventuali
vantaggi che il campo possa dare alla squadra locale che lì vi
gioca. La situazione del campo in questione è nota da tempo, misure
al limite e senza spogliatoi, e tutti gli anni si ripresenta. Non è
l’unico nell’ambito dei campionati provinciali, il CSI chiude un
occhio visto che comunque quello che c’è è in sicurezza. Da
quello che mi è dato sapere gli eventuali lavori di allargamento del
campo e progettazione di uno spogliatoio seppur provvisorio sono
arenati soprattutto per questioni economiche. Il dispiacere nasce
quindi a sapere che tutto questo polverone venga sollevato da
qualcuno che conosce la situazione non solo perché, ribadisco,
ha contribuito, ribadisco*, e non poco, a crearla, ma perché nota a
tutti. Ora, siccome ho molto rispetto per le persone credenti, di
qualsiasi religione esse siano, lo scrivo a parole ma ho il difetto
di praticarlo anche nei fatti, non uso l’appellativo “amico di Gesù”
per prendere per il culo, ma per descrivere una persona che la “sua”
fede la vive in una maniera talmente forte da marchiarci la pelle.
Allora mi chiedo: perché l’esibizione di …….non va di pari
passo con il rispetto dei precetti di…..? Secondo logica, e non
prendo come riferimento un praticante ultraortodosso, ma un semplice
aficionados, quando si fa i conti con la propria fede (alcuni la
chiamano anche coscienza) si dovrebbe tenere in considerazione le regole minime di questa fede. Nel caso nostro menzogne,
invidie, gelosie, non dovrebbero essere verbo, ma rifiuto,
allontanamento, elusione. Ora, io che vivo ognisantogiorno al
cospetto del mio ateismo represso e della mia fruizione della
religione comoda ma lucida, lezioni da dare non ne ho, ma il rispetto
lo chiedo. Giù le mani dai rossoverdi, giù le mani dai ragazzi.
Altrimenti un esercito di Jules Winnfield saranno sguinzagliati
dietro al sedere dei colpevoli e l’ultima cosa terrena che questi
sentiranno sarà il famoso Ezechiele 25:17. A te caro amico, infine,
non posso altro che dedicare le parole di un ragazzo giudicato
perlopiù un cazzone (e dopo “L’Ortolano” e “Il Cubo” come
si può obbiettare?) cantate anche a Mergozzo il 13 luglio 2012 in un
brano rap di 18 minuti, passato perlopiù inosservato, ma che è una
declamazione psichedelica del vivere odierno con i propri sensi,
doppi e non. Un rap che reclama fatica e sudore per essere
apprezzato. Fatica e sudore ha patito Gesù a portare la croce. E non
solo. Ma fatica e sudore sono le parole mancanti per capire tutto
questo discorso. Per chi vuole intendere. A tutti gli altri chiedo
scusa, anzi perdono.
“Il segno della croce non è nelle dita / il segno della croce è
sulle spalle / Gesù non alza la mano – al diavolo ! – Gesù alza
la voce / Il segno della croce non è nelle dita / il segno della
croce è sulle spalle / Gesù si rialza ogni volta e si riprende la
croce”
(DARGEN D’AMICO – Nostalgia
Istantanea - Giada Mesi, 2012)
Kurt Logan
brano tratto da “La gazzetta di
Boscopiano” del 17-11-2013
(*) il doppio
"ribadisco" non è un refuso
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