22 novembre 2013

L’ ARMATA DELLE TENEBRE E L’ AMICO DI GESU’



Campionato Open Calcio a 7 – Girone D – 9 a giornata andata
F.C.BRACCHIO – ASD NEBBIUNO = 1 - 6
Bracchio, 16 Novembre 2013 h.15,00

“L’Armata delle tenebre” doveva già essere il titolo del pezzo della settimana scorsa, fiduciosamente accantonato perché in prospettiva il match casalingo con la squadra vergantina poteva e doveva, non solo secondo me, offrire alla squadra bracchiese quell’occasione di riscatto dopo la pessima figura rimediata la settimana precedente a S.Francesco. Invece. viene rispolverato perché incredibilmente il Bracchio si è presentato all’appuntamento in black-out totale. A memoria mi è sembrata la partita gemella dello scorso anno contro il C.V.S. Villadossola (0-6), ancora oggi la peggior sconfitta interna della compagine, ma le analogie non si fermano qui. Squadra che lotta tutta la partita, il Bracchio, ma che non cava un ragno da un buco; avversari che oltre a monetizzare immediatamente le occasioni avute, così da mettere sotto subito i padroni di casa, corrono, raddoppiano, pressano, ripartono dal primo al 60’ minuto. Non lasciando nulla sul campo. Il goal bracchiese viene su calcio di punizione dal limite, quasi più facile di un rigore per Scara, unico acuto di una prestazione da “mal di testa” (speriamo che la prenda sul ridere, lui sa il perché). Annichiliti a casa propria da una squadra che, se non era in stato di grazia, meriterebbe ben di più della posizione in classifica che occupa. Ed era tutto cominciato con le solite lamentele, quelle tipiche delle squadre che vengono a giocare a Bracchio per la prima volta, “il campo è piccolo”, “siete favoriti”, poi finisce che vincono, fanno gli olè (caspita hanno fatto anche gli olé) e tutto va bene, talmente tanto bene che perdono tutti la memoria e si dimenticano cosa dicevano appena arrivati. Io il Bracchio l’ho visto perdere e vincere in casa e fuori, che i rossoverdi siano favoriti dalle dimensioni domestiche non è vero, è leggenda popolare e scusante ottima. Il Real Crusnal è favorito perché ha un campo più corto del Bracchio ma più largo? Sì? E allora perché ha perso 5 a 6 contro la Victor Argenteria Europa, fino a ieri penultima in classifica? Perché se demeriti perdi, se fai schifo perdi. Ma questo tema mi dà l’occasione per rispondere, magari non direttamente, a “l’amico di Gesù” che aveva agitato, non poco, la vigilia del match con il Nebbiuno. Dichiarazioni rilasciate al Bar (mi è sfuggito quale se no magari mi facevo pagare per la pubblicità) e rilasciate direttamente a un paio di giocatori bracchiesi. Dichiarazioni che avrebbero come oggetto l’inadeguatezza del campo montano della frazione di Mergozzo e le molte lamentele fatte pervenire ai dirigenti zonali CSI. Non pare essere stato specificato dal dichiarante, chi le lamentele le ha recapitate, ma sicuramente il dichiarante ha tuonato “questa è l’ultima stagione del Bracchio”. Per chi non l’avesse ancora capito, l’amico di Gesù, è un uomo che ha contribuito non poco a mettere la squadra e il suo organo principale di mantenimento, il Comitato dello Sport di Bracchio, sulla mappa. Poi è sparito, senza motivazioni, lasciando dietro di sé alcune dichiarazioni e comportamenti “sempre non ufficiali” di pessimo gusto, per tutti vedasi l’esempio non da tutti conosciuto, ma noto in certi ambienti bracchiesi, come “l’affaire Los Borrachos”, esempio di eleganza e correttezza. Siccome il giornalismo mi ha sempre affascinato, un paio, ma anche tre telefonate le ho fatte a chi di dovere nell’ambito del CSI, parlo di dirigenti e responsabili provinciali, mica mezze tacche. Nessuno di questi dirigenti ha, allo stato attuale, ricevuto in forma scritta e verbale, lamentele da parte di arbitri, giocatori, dirigenti, riguardo l’inadeguatezza del campo bracchiese e gli eventuali vantaggi che il campo possa dare alla squadra locale che lì vi gioca. La situazione del campo in questione è nota da tempo, misure al limite e senza spogliatoi, e tutti gli anni si ripresenta. Non è l’unico nell’ambito dei campionati provinciali, il CSI chiude un occhio visto che comunque quello che c’è è in sicurezza. Da quello che mi è dato sapere gli eventuali lavori di allargamento del campo e progettazione di uno spogliatoio seppur provvisorio sono arenati soprattutto per questioni economiche. Il dispiacere nasce quindi a sapere che tutto questo polverone venga sollevato da qualcuno che conosce la situazione non solo perché, ribadisco, ha contribuito, ribadisco*, e non poco, a crearla, ma perché nota a tutti. Ora, siccome ho molto rispetto per le persone credenti, di qualsiasi religione esse siano, lo scrivo a parole ma ho il difetto di praticarlo anche nei fatti, non uso l’appellativo “amico di Gesù” per prendere per il culo, ma per descrivere una persona che la “sua” fede la vive in una maniera talmente forte da marchiarci la pelle. Allora mi chiedo: perché l’esibizione di …….non va di pari passo con il rispetto dei precetti di…..? Secondo logica, e non prendo come riferimento un praticante ultraortodosso, ma un semplice aficionados, quando si fa i conti con la propria fede (alcuni la chiamano anche coscienza) si dovrebbe tenere in considerazione le regole minime di questa fede. Nel caso nostro menzogne, invidie, gelosie, non dovrebbero essere verbo, ma rifiuto, allontanamento, elusione. Ora, io che vivo ognisantogiorno al cospetto del mio ateismo represso e della mia fruizione della religione comoda ma lucida, lezioni da dare non ne ho, ma il rispetto lo chiedo. Giù le mani dai rossoverdi, giù le mani dai ragazzi. Altrimenti un esercito di Jules Winnfield saranno sguinzagliati dietro al sedere dei colpevoli e l’ultima cosa terrena che questi sentiranno sarà il famoso Ezechiele 25:17. A te caro amico, infine, non posso altro che dedicare le parole di un ragazzo giudicato perlopiù un cazzone (e dopo “L’Ortolano” e “Il Cubo” come si può obbiettare?) cantate anche a Mergozzo il 13 luglio 2012 in un brano rap di 18 minuti, passato perlopiù inosservato, ma che è una declamazione psichedelica del vivere odierno con i propri sensi, doppi e non. Un rap che reclama fatica e sudore per essere apprezzato. Fatica e sudore ha patito Gesù a portare la croce. E non solo. Ma fatica e sudore sono le parole mancanti per capire tutto questo discorso. Per chi vuole intendere. A tutti gli altri chiedo scusa, anzi perdono.

Il segno della croce non è nelle dita / il segno della croce è sulle spalle / Gesù non alza la mano – al diavolo ! – Gesù alza la voce / Il segno della croce non è nelle dita / il segno della croce è sulle spalle / Gesù si rialza ogni volta e si riprende la croce” 
(DARGEN D’AMICO – Nostalgia Istantanea - Giada Mesi, 2012)
 
Kurt Logan
brano tratto daLa gazzetta di Boscopiano” del 17-11-2013

(*) il doppio "ribadisco" non è un refuso

Nessun commento:

Posta un commento